venerdì 22 gennaio 2010

Interviste esclusive ai rappresentanti d’istituto! (by Linda)

...Intervista a Pierre…

Nome => Pierre
Cognome => Gnigou
Data di nascita => 27/12/90
Età => 19


Venuto in Italia dalla Costa d’Avorio nel 2001.
Dice che non ha avuto problemi d’integrazione si è trovato subito bene.
Ai suoi studenti vuole dire di impegnarsi di più sia nel rendimento che nel comportamento.
Pensa che per migliorare la scuola occorra più dialogo e più partecipazione alla attività proposte.
Gli piace la musica e dopo la scuola vuole studiare ingegneria all’università.
Abita a Cremona con una sorella e tre fratelli.
Si definisce sincero, anche troppo, sensibile, educato e molto tranquillo.

Virtù: -Cercare sempre qualcosa di nuovo
-Segue sempre i suoi obbiettivi fino in fondo

Difetti: -Troppo sicuro di sé

Visione della vita: Pensa che nella vita qualsiasi cosa accada bisogna trovare sempre il lato positivo e pensare che c’è sempre qualcuno che sta peggio di te.

Motto: Mira la luna! Anche se sbagli colpisci la stella
Tallone d’Achille: Essere troppo aperto verso gli altri


...Intervista a “PILE”…

Nome => Echabba
Cognome => Abdelilah
Data di nascita => 9/01/90
Età => 19


Venuto in Italia dal Marocco (Salè) nel 1996.
Ai suoi studenti dice che la scuola è importante, avere un diploma al giorno d’oggi è indispensabile nel mondo del lavoro!
Pensa che per migliorare la scuola occorra più dedizione da parte degli studenti e più pazienza da parte dei prof.
Gli piace la musica e adora il Cous-Cous.
Abita a Cremona e ha tre sorelle.
Si definisce solare, simpatico, socievole, abbastanza sensibile e sincero.

Virtù: -Generoso
-Coerente
-Autonomo

Difetti: -Testardo
-Troppo diretto

Visione della vita: Bisogna sempre puntare al massimo senza accontentarsi mai, perché la vita è una sola e bisogna viverla fino in fondo.

Motto: Vivi oggi come se domani dovessi morire. Ma pensa come se non dovessi morire mai.

Tallone d’Achille: Affezionarsi troppo alle persone


…Intervista a “Conne” …

Nome => Massimo
Cognome => Connelli
Data di nascita => 8/04/90
Età => 19


Ai suoi studenti vuole dire che è meglio impegnarsi subito studiando, non siamo qui a perdere tempo.
Per migliorare la scuola pensa che serva più organizzazione, più iniziative e più coinvolgimento dei ragazzi.
Abita a Cremona e ha un fratello.
Si definisce socievole, unico, sempre vendicativo, quando capita sincero e non molto tranquillo.

Virtù: - socievole
- simpatico
- fuori dagli schemi

Difetti: -insicuro
-testardo

Visione della vita: Bisogna vivere la vita fino in fondo… e goderla tutta.

Motto: Persegui sempre i tuoi obbiettivi
Tallone d’Achille: non resiste alle tentazioni

giovedì 22 ottobre 2009

Incontro in occasione del "Giorno del Ricordo"


Dopo l’incontro con il dott. Emanuele Colorni della Comunità Ebraica di Mantova, svoltosi in occasione del “Giorno della Memoria”, il 30 gennaio, in ricordo e commemorazione della Shoah, l’Istituto Professionale “Ala Ponzone Cimino” ha ospitato, sempre nell’ambito del “Progetto Dimensione Europea”, un altro importante e formativo incontro in celebrazione del “Giorno del Ricordo”. Sono intervenuti il maestro Mario Ive, Presidente dell’Associazione degli Esuli giuliani, istriani, fiumani e dalmati di Cremona e la professoressa Laura Calci Chiozzi, del Libero Comune di Fiume in esilio. I temi trattati sono stati quelli relativi al confine orientale d’Italia, ai dissidi che hanno reso problematica la coesistenza tra Italiani e Slavi in particolare dopo i due conflitti mondiali, all’esodo che ne è conseguito e alla “dimenticanza storica” che ha seppellito per decenni questi fatti.
L’aula magna dell’Istituto, gremita di studenti delle classi terze e quinte, ha seguito con rispettosa attenzione le vicende delineate con competenza dai due relatori, che hanno tratteggiato mezzo secolo di storia del confine orientale.
La testimonianza della professoressa Calci si è focalizzata soprattutto sulle traversie di Fiume, “una città speciale, di confine, in cui anche le persone meno colte parlavano tre lingue: il tedesco, l’ungherese e, ovviamente, il dialetto fiumano, una variante dei dialetti veneti”; in riferimento ai fatti immediatamente successivi alla fine della I guerra mondiale la narrazione ha cercato di riproporre le memorie del padre, legionario fiumano all’epoca dell’impresa di Fiume, condotta da Gabriele D’Annunzio. Proposto anche un filmato dell’Istituto Luce, che nel 1934 aveva commentato, con la consueta roboante retorica, l’operazione compiuta da D’Annunzio nel 1919: la professoressa ha evidenziato il dramma di quella popolazione che si sentiva intimamente italiana e che veniva contesa dalla Jugoslavia. Ma il destino di Fiume era destinato a periodi ancor più bui, dopo la II guerra mondiale, quando i partigiani di Tito procedettero ad una vera e propria epurazione, con moltissimi esponenti della vita politica, economica e sociale fiumana che vennero fatti sparire, senza mai più poter rivedere le proprie famiglie: da qui l’inizio di un esodo mortificante che la stessa professoressa Calci ha vissuto in prima persona.
Dopo la proposta del video “Esodo: la memoria tradita”, il maestro Mario Ive ha raccontato la sua esperienza di giovane che ha visto la sua terra travolta da successive occupazioni: quella nazista e quella titina. In tutta l’Istria, ma anche in Venezia Giulia e in Dalmazia, veniva vissuto nel secondo dopoguerra il dramma delle foibe, uccisioni di massa con occultamento dei corpi in cavità del suolo tipiche del confine orientale, con una vera e propria “pulizia etnica” operata dai seguaci di Tito che volevano liberarsi “in qualsiasi modo” della presenza italiana in quelle terre che il “Diktat di Parigi” del 1947 poi assegnerà alla Jugoslavia. Il dramma di Mario Ive è poi continuato come quello di tanti esuli, nei campi di raccolta italiani, dove spesso la dignità dell’individuo e delle famiglie veniva calpestata: Mario ha avuto sicuramente un destino migliore rispetto a quello di tanti altri suoi conterranei, approdando a Crotta d’Adda dove ebbe presto la possibilità di svolgere il suo ruolo di maestro elementare e di ricostruire la propria esistenza.
Un filmato estremamente toccante sulla testimonianza di un internato al “campo di rieducazione” di Goli Otok, che cercava di esprimere le indicibili sofferenze alle quali erano sottoposti gli italiani lì imprigionati, ha introdotto le domande degli studenti, che si sono soprattutto mostrati interessati alla ricerca delle motivazioni che hanno tenuto per tanto tempo nascosto questo dramma, che ancora ai giorni nostri non riceve adeguata attenzione dai libri di testo di storia. Le risposte di Laura Calci e Mario Ive sono state chiare: gli interessi geopolitici dell’epoca fecero sì che nessuno dei potenti a livello internazionale, sia dello schieramento occidentale che di quello comunista, avesse convenienza ad andare alla ricerca della verità su quella prevaricazione inaccettabile. Una verità che, ha detto il preside dell’APC Fabiano Penotti a conclusione dell’incontro, le nuove generazioni hanno il dovere di ricercare con tutte le loro forze, su questo come su altri temi cruciali del mondo contemporaneo.

In occasione del “Giorno della Memoria” in ricordo e commemorazione della Shoah, il 30 gennaio 2009, l’aula magna dell’Istituto “Ala Ponzone Cimino” ha ospitato un incontro con il dott. Emanuele Colorni della Comunità Ebraica di Mantova. Il tema proposto è stato “La vicenda degli Ebrei di Mantova durante la II guerra mondiale”. L’incontro si è svolto nell’ambito del Progetto “L’identità europea”. La sala era gremita di studenti delle terze e quinte classi.
Proponiamo una sintesi degli argomenti affrontati dall’intervento del dott. Colorni.

Emanuele Colorni fa parte della piccola comunità ebraica di Mantova. Nato nel 1943, non ha vissuto i fatti riportati come testimone diretto, ma presenta la testimonianza dei racconti familiari sulla vicenda.

Nella prima parte del Novecento gli Ebrei sembrano perfettamente integrati nella società italiana; anche in campo militare, diversi ebrei sono esponenti di spicco del comando delle Forze Armate italiane; anche nella prima fase del “ventennio fascista” gli ebrei non sono discriminati: nel 1925 viene restaurata la sinagoga di Mantova, all’inaugurazione del restauro è presente lo stesso Re Vittorio Emanuele III. Il padre avvocato nel 1934, quando l’atteggiamento antisemita del nazismo divenne evidente, non si preoccupò particolarmente. Nel 1938, con l’introduzione delle Leggi razziali anche in Italia, cominciarono difficoltà sempre più consistenti, espulsione dalle scuole pubbliche degli ebrei e perdita del lavoro del padre. Ma fino al 1943 la famiglia rimase a Mantova, nella speranza che quell’incubo finisse prima o poi. Dopo l’8 settembre del ’43 la situazione minacciava di farsi insostenibile, i Colorni decisero di “prendersi una vacanza” a Modena, per avere l’occasione di lasciare Mantova, troppo a rischio di retate e deportazioni. Prima di andarsene papà Colorni nascose i libri, dei quali era un appassionato cultore, in casse che vennero nascoste nelle stalle dei contadini della zona e addirittura nei campi. La “vacanza” a Modena si protrasse a lungo, ma poi anche quella città divenne poco sicura e ormai non c’era più la possibilità di raggiungere la Svizzera che oramai aveva chiuso le frontiere, dopo aver accolto molti ebrei fino ai primi anni del conflitto. A questo punto i Colorni optarono per Roma, città abbastanza grande da permettere di rendersi difficilmente rintracciabili. Per poter giungere a Roma erano però necessari dei documenti e per non correre ulteriori rischi non c’era altra possibilità che falsificarli. Fu possibile grazie al lavoro di un tipografo, Lorenzini, che aiutò in questo modo molti ebrei che avevano bisogno di documenti falsi; i nomi fittizi erano presi da persone probabilmente decedute. Il viaggio fu compiuto su un motocarro e la sistemazione fu trovata presso una pensione isolata. Il padre ebbe la fortuna di trovare un impiego presso una biblioteca, lavoro che gli permetteva di mantenere la famiglia e di dar sfogo alle sue appassionate ricerche storiche. Inoltre era relativamente sicuro perché tutto il giorno se ne stava chiuso in biblioteca.
Non tutti ebbero la sorte favorevole dei Colorni. La famiglia che li aveva accompagnati nella “vacanza” a Modena, preferì rientrare a Mantova e, in seguito ad una soffiata, vennero tutti catturati e deportati in Austria. La stessa futura moglie di Emanuele Colorni, originaria di Venezia, sopravvisse miracolosamente: la sua famiglia non poteva prenderla con sé perché troppo piccola e avrebbe potuto rivelare la propria presenza nel pericoloso viaggio di fuga; allora venne ospitata da una suora in un paesino del Friuli, che la accudì per anni come una figlia, tanto da sollevare nel paese alcune maldicenze, poi tutto venne chiarito alla fine della guerra.

Dopo l’esposizione di questi fatti il dott. Emanuele Colorni si è sottoposto volentieri alle domande dei tanti studenti presenti, alle quali ha risposto con semplicità e sincerità.